Giove Placato
A recently discovered libretto (collocazione: MUS.Rari.o.22/26)
in the Biblioteca Nazionale di Firenze indicates that Alessandro Scarlatti
provided the serenata heard on 4 December 1713 in the Royal Palace of Naples
for the nameday celebration of Barbara D’Erbenstein, the wife
of the Viceroy Count Wirrick Daun.
The title page of the print reads:
GIOVE PLACATO
SERENATA PER CAMERA
A quattro Voci
Da Cantarsi nel
Real Palazzo
Il giorno 4. Dicembre 1713.
Per Festeggiare il Nome
DELL’ECCELLENTISSIMA SIGNORA
MARIA BARBARA
D’ERBENSTEIN
PRINCIPESSA DI TEANO, CONTESSA
DI DAUN, E V. REGINA IN QUESTO
REGNO, &c.
Poesia di Giuseppe Papis.
On the reverse of the title page
the singers and composer are named:
PERSONAGGI, CHE CANTANO
Giunone, Il Sig. Matteo Sassano.
Teti, Il Sig. Cavalier Nicol Grimaldi.
Giove, Il Sig. Gaetano Borghi.
Nettuno. Il Sig. D. Antonio Manna.
Musica Del Sig. Alessandro Scarlatti, Primo Maestro
della Real Cappella, e della Camera di S. Ecc.
Il tutto ordinato da chi si vanta I fedeli
Servidori di S. Ecc. Non esservi il maggiore.
This print consists of 16 pages bound into a volume identified
on its spine as Miscellaneo di Varie Cantate Vol. XXVIII. This volume,
which is not part of a larger set, contains other libretti, many of a
religious nature.
The folios of the libretto have been numbered in pencil 189[r] – 196[v].
The serenata is in two parts. The text of the libretto, without the recitative,
is given below. To summarize the plot of the serenata, Jove, for various reasons, is unhappy
and angry. But at the joy he witnesses at Naples during the nameday celebration
for the Vice Regina, Barbara, he is placated and becomes happy.
Giuseppe Papis will never be ranked among the great poets of the Italian language,
as the following aria texts demonstrate. A search through the online RISM database in
October 2016 indicates that Scarlatti’s music for this serenata has not survived.
Parte Prima begins with a duet:
Giunone: Son ferita,
Teti: Son piagata,
A 2: E la piaga m’è si grata,
Che diletta, e piace al cor.
Teti: Sento il seno,
Giunone: Sento il petto,
A2: Che s’è reso già ricetto
Di Cupido al dolce ardor.
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[Aria] Giunone
Spero sì, che tutto amante
Quel suo braccio fulminante
Oggi al sen mi stringerà.
E ricolmo di contenti
Del mio labro a’i dolci accenti
Anche il suo risponderà.
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[Aria] Teti
Fugge la Farfalletta
Da la sua face ancor,
Ma vedesi talor,
Che vi ritorna;
Ma il mio crudel, che al cor
Non hà la mia saetta,
Fugge il mio fiero ardor,
Nè più vi torna.
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[Aria] Giove
D’un labro il vermiglio
Mi fà sospirar.
E’ l’uno sì chiaro,
E’ l’altro si caro,
Che forza ad amar.
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{Aria] Nettuno
Scaglia i fulmini, ecco il petto:
A timor non dò ricetto,
Nè in Amor ti cederò.
Tanto Amormi rende ardito,
Che colei, che m’hà ferito
Con tè ancor contenderò.
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[Aria] Teti
Piange quel Usignuolo,
Che fù schermito amante,
E pena del suo duolo
Sentono ancor le piante,
I sassi, I venti.
Ancor questo mio core
Piange, perchè sprezzato;
Ma tù, barbaro, ingrato,
Pietà del suo dolor,
Oh Dio! Non senti.
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[Aria] Giunone
Il vento lieve,
Che stende il volo,
Il tuo gran duolo
Quando riceve
Lo sparge a l’aure, nè s’ode più.
E i tuoi sospiri,
E i tuoi martiri
D’amore accese,
Non sono intesi,
E in van dal labro li spargi tù.
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[Part One ends with a trio]
Nettuno: Il mio sen è tutto ardore.
Giunone: Mà sperar non puoi pietà.
Teti: Per tè l’alma arde d’Amore,
Giunone: Spera sì, ch’avrai pietà.
Nettuno: Deh! Perchè sei sì crudele?
Giunone: Per tè solo hò crudeltà:
Teti: Non sprezzarmi, io son fedele.
Giunone: Placerà sua crudeltà.
Fine della Prima Parte
PARTE SECONDA Si ode una brieve Sinfonia, e sostenuta.
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[Aria] Giove
De i folgori a l’ardor
Sia tutto fiamma, e orror
Il Ciel, la Terra, e il Mar.
E per l’aerei campi
Fulmini, tuoni, e lampi
S’odano rimbombar.
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[Aria] Teti
Come ride l’erbe, e’l fiore
Nel spuntar la bella aurora,
Così rider veggio ancor
Di Partenope il bel Core
In sì degno, e caro dì.
E frà placidi concenti
Prova in seno quei contenti,
Che il suo cor giammai senti.
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[Aria] Giunone
Di VVIRRICO il Nome solo
Dà consuolo,
E dà ristor.
Hà d’ogn’alma
Gloria, e palma,
Hà trionfo d’ogni cor.
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[Aria] Nettuno
Sento che il sen, che il petto
Di già si fà ricetto
Di fiamme, strali, e ardore,
Mia cara, sol per tè.
E se già fiu spietato
Con tè, volto adorato,
Or farò tutto amore,
Tutto costanza, e fè.
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[Aria] Teti
Le Margarite rare
Servino ad adornare
Quel’indorato crin;
Et ogni mio tesoro
Acquisterà decoro
Al volto suo vicin.
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[Aria] Giunone
Il Zefiretto
Pien di diletto
Nome sì degno
Per lo mio Regno
Echeggierà.
Et ogni riva
A quel accento
Che porta il vento
Con lieto Viva
Risponderà.
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[The serenata ends with a “Coro”]
Sol di BARBARA il Nome preggiato
Hà reso placato
Di GIOVE il furor.
E di BARBARA al Nome gradito
Ogni Monte, ogni Spaggia, ogni Lito
Viva, Viva VVIRROCO il Guerriero,
Ch’a Partenope regge l’Impero
Forte, Saggio, e ripieno d’Amor.
Et ancor Viva Viva il GRAN CARLO,
Ch’è sì Giusto, che ogn’alma adorarlo
E costretta per merto, e valor.
Il Fine